2016年6月8日星期三

Biografia di Richard Wagner

Richard Wagner

Wilhelm Richard Wagner (/'vɪlhɛlm 'ʀixaʀt 'vagnɐ/; Lipsia, 22 maggio 1813 – Venezia, 13 febbraio 1883) è stato un compositore, poeta, librettista, regista teatrale, direttore d'orchestra e saggista tedesco.

Wagner nacque a Lipsia, nono figlio del giurista e attore dilettante Carl Friedrich Wagner (1770-1813) e di Johanna Rosine Wagner, nata Pätz (1774-1848). Sei mesi dopo la sua nascita, suo padre morì di tifo. La madre sposò allora l’attore e poeta Ludwig Geyer, che si era occupato della famiglia dopo la morte del padre. Dopo la morte del padre, anche se tristemente, la famiglia si trasferì a Dresda.

Nel 1828 Wagner tornò a Lipsia dove completò gli studi; non si distinse tuttavia per una particolare dedizione allo studio. Il giovane Richard aveva un temperamento esuberante e sentiva ardere dentro di sé lo "spirito" della rivoluzione. A 16 anni assistette ad una rappresentazione del Fidelio di Beethoven e da quel momento decise di diventare musicista. Compose i primi lavori giovanili, le prime sonate, un quartetto d’archi e un tentativo mai completato di opera: Le nozze. Dal 1831 studiò musica all’università di Lipsia e prese lezioni di composizione presso Christian Theodor Weinlig (direttore di un importante coro di Lipsia, il Thomanerchor), al quale dedicò la sua prima composizione, una sonata per pianoforte in si bemolle maggiore (Klaviersonate in B-Dur).
 

Nel 1833 cominciò a comporre Die Feen (Le fate), strettamente legata alla tradizione musicale tedesca ma di gran lunga superiore alle due opere successive: il Divieto d’amare ed il Rienzi. Svolgendo l’attività di direttore musicale del piccolo teatro di Magdeburgo conobbe la mediocre cantante Minna Planer, che sposò nel 1836. Dal 1837 divenne direttore musicale a Königsberg (l’attuale Kaliningrad). Poco dopo il teatro fu costretto a chiudere per eccesso di indebitamento. Wagner venne licenziato ma riuscì ad ottenere un posto di direttore a Riga. Qui cominciò a comporre Rienzi.
 
 
 
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Nel 1839 perse il posto anche a Riga. Per sfuggire ai creditori fuggì in modo rocambolesco varcando di nascosto il confine fra Russia e Prussia e si imbarcò con Minna su un piccolo veliero alla volta di Londra. Il viaggio burrascoso gli diede l’ispirazione per comporre L’olandesevolante, che rappresenta il primo capolavoro autenticamente wagneriano, sebbene ancora compreso nel periodo giovanile che si protrarrà fino al Lohengrin.

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L'olandese volante (Der Fliegende Holländer) (1840-1841, Prima: 2 gennaio 1843 Dresda. Rielaborato nel 1852 (Zurigo) e nel 1864 (Monaco)) (Prima italiana: 14 novembre 1877 Bologna) overture pdf





Trascorse gli anni dal ’39 al ’42 in condizioni di assoluta povertà a Parigi. Per sopravvivere dovette rassegnarsi a impegnare le fedi matrimoniali al Monte di pietà e scrivere delle trascrizioni di pezzi per banda, portando a termine Rienzi e continuando nel contempo la stesura de L’olandese volante. È di questi anni l’incontro con LudwigFeuerbach, la sua filosofia dell’ateismo e le teorie socialiste di Pierre-Joseph Proudhon, che influenzarono le prime versioni della Tetralogia (L’Anello del Nibelungo). Tuttavia, lo stile Grand-Opera francese del Rienzi riscosse un grande successo che gli permise di ottenere il posto di direttore d’orchestra dell’Opera di Dresda, avvenimento che per la moglie Minna costituiva l’inizio di una brillante carriera. Fiducioso che questa posizione avrebbe favorito il rapporto del pubblico nei confronti della sua nuova arte, Wagner si aspettava un altro trionfo con L’Olandese volante, rappresentato a Dresda il 2 gennaio 1843; ma lo strano impianto del dramma, che aboliva i pezzi a forma chiusa e tratteggiava i personaggi con una sensualità profonda fino ad allora sconosciuta, disorientò il pubblico del teatro.


 
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Un esito ancor più tiepido riscosse la prima del Tannhäuser (Dresda 1845), scritto – a detta dell’autore – in uno stato di eccitazione febbrile. In realtà, il giovane Wagner si sentiva prigioniero di un mondo che odiava, specchio di un’arte legata al conformismo dell’epoca, nonostante il compenso annuo di 1500 talleri che facevano la gioia di Minna e della sua pacifica vita borghese. Questa situazione, unita alla freddezza del pubblico nei riguardi dei suoi lavori, lo portarono alla creazione di Lohengrin, personaggio in cui Wagner rivide se stesso nel vano desiderio di essere accettato, in un momento di debolezza della sua vita di uomo e di artista. Nacquero intanto le sue grandi amicizie: Franz Liszt, già conosciuto in un albergo di Berlino nel ’42, e Hans von Bülow, il futuro direttore d’orchestra, entrambi ferventi ammiratori della sua musica.






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  Tannhäuser libretto pdf







I sei anni che separarono la composizione del Lohengrin (terminato nel ’47) e l’inizio de L’oro del Reno furono radicali per il processo di evoluzione stilistica del compositore. Questo periodo di inattività musicale fu segnato dalla stesura di numerosi libri teorici, in cui Wagner spiegò la sua nuova concezione artistica e politica del mondo: Opera e dramma, Opera d’arte dell’avvenire, L’arte e la rivoluzione.



 
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  Lohengrin atto 3 mp3

 

 
 
 
 
 
 

 
 
 
 

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L’opera d’arte fu vista come una sorta di sublimazione di un mondo affrancato dall’ipocrisia e dal potere del ricco sul povero. Si trattava di una teoria positivistica ancora precaria, pre-schopenhaueriana, ma affine allo spirito della rivoluzione che in quel periodo ardeva un po’ in tutta Europa. E proprio la rivoluzione del 1849 vide Wagner impegnato a erigere barricate al fianco di Bakunin. Ovviamente perse il posto di direttore a Dresda con grande disappunto di Minna. Il 3 maggio Wagner accompagnò la moglie a Chemnitz, lontana dalla guerra, per tornare a Dresda con Bakunin e Hubner, membro del governo provvisorio. Ma quando i due vennero arrestati dalla polizia reale, Wagner decise di lasciare la Sassonia per evitare guai (il mandato d’arresto lo raggiunge il 16 maggio) e riparò precipitosamente a Weimar sotto la protezione di Franz Liszt.

Gli donò quindi 300 franchi per il viaggio che lo avrebbe condotto in esilio a Zurigo e a Parigi. Minna gli scrisse che sarebbe tornata da lui solo quando sarebbe stato in grado di mantenerla con un lavoro sicuro, sebbene continuassero a vedersi e a scriversi di frequente.

Del resto, cominciarono a manifestarsi le prime simpatie femminili che costelleranno per sempre la vita dell’artista, facilmente preda di fugaci relazioni amorose: la signora Ritter gli mandò 500 talleri e una pensione annuale che gli assicurò momentaneamente la vita, e madame Laussot (Jessie) – innamorata della sua arte – lo invitò a Bordeaux presso di lei. Rattristato dalla notizia della condanna a morte di Bakunin, Wagner meditò un favoloso viaggio in Medio Oriente, "lontano da questa ristretta esistenza di libri" (Mein Leben). La giovane Jessie avrebbe voluto seguirlo ma, dopo una serie ripetuta di visite culminate con le proteste di Minna e del marito di Jessie, la polizia lo allontanò anche da Bordeaux. A salvarlo ci pensò ancora Liszt, che aveva appena diretto con successo la prima assoluta del Lohengrin a Weimar (1850). La notizia dell’evento richiamò l’attenzione e la fiducia di Wagner che, stabilitosi a Zurigo con Minna, da questo momento si dedicherà incessantemente alla composizione della Tetralogia.


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L'anello del Nibelungo (Der Ring des Nibelungen), in quattro parti:

 

Prologo: L'oro del Reno (Das Rheingold) (1851-1854, Prima: 22 settembre 1869 Monaco)


Secondo giorno: Sigfrido (Siegfried) (1851-1871, Prima: 16 agosto 1876 Bayreuth)

Terzo giorno: Il crepuscolo degli dei (Götterdämmerung) (1848-1874, Prima: 17 agosto 1876 Bayreuth) (Prima italiana della Tetralogia: 14-18 aprile 1883 Venezia)

 

 
A Zurigo incominciò una vita relativamente stabile per Wagner, appoggiato dagli amici di Bakunin – molti dei quali esuli in Svizzera – e dalla celebrità che gli derivava dall’esecuzione delle sue musiche. Per quanto osteggiato, infatti, il genio del musicista sembrava ormai indiscutibile. Grazie a Liszt, il Tannhäuser venne rappresentato in molti teatri tedeschi, mentre l’Olandese venne diretto a Zurigo dall’autore stesso. Nel 1852, dopo il primo viaggio in Italia che lo portò sulle rive del Lago Maggiore, Wagner terminò il testo dell’Anello del Nibelungo. E proprio in Italia trovò ispirazione per il preludio musicale dell’Oro del Reno prologo della Tetralogia – poco dopo lo sbarco dalla nave che lo portò da Genova a La Spezia.

Appassionato anche di montagna (la quale ricorre spesso – insieme al mare – nell’ambientazione dei suoi drammi), intraprese avventurose passeggiate a piedi sui monti della Svizzera centrale. Tuttavia, accanto al tema della natura, l’evento che segnò una svolta nella sua vita fu l’incontro con la filosofia di Schopenhauer, che ebbe l’effetto di modificare i passati ideali della rivoluzione. Leggendo Il mondo come volontà e rappresentazione, Wagner trovò la conferma di ciò ch’egli stesso andava lentamente maturando. Le significative frasi finali dell’Anello del Nibelungo furono più volte modificate e improntate su queste nuove teorie, che tratteggiavano già i drammi di Parsifal e di Tristano. Tristano, per la cui concezione fu fondamentale un altro evento di assoluta importanza nella vita del compositore: l’amicizia con la famiglia Wesendonck. Otto Wesendonck era socio in affari di un’industria tessile di New York e conobbe il musicista durante un concerto di musiche di Beethoven. Sua moglie Matilde, poetessa dilettante, sembrava fatta apposta per condividere il genio dell’artista. Del resto, erano anni di fervente attività creativa.

                                                      
Entro il ’56, Oro del Reno e Walkyria furono terminati. Sigfrido seguì d’appresso, così che l’immenso lavoro della Tetralogia sembrò quasi concluso. S’interruppe però a metà del secondo atto del Sigfrido, quando i rapporti tra Richard e Matilde divennero sempre più intimi. Otto aveva infatti affittato all’amico un’ala della sua villa di Zurigo, il cosiddetto "asilo", un’oasi di pace dove vivere in tutta tranquillità. Richard vi si stabilì con Minna, i cani e i pappagalli. La moglie non tardò ad accorgersi di questo nuovo amore che cresceva mese dopo mese, una passione travolgente che interruppe la stesura dell’Anello per intraprendere Tristano. A Matilde si devono inoltre le cinque poesie dei Wesendonck-lieder, che Wagner musicò nell’intimità della loro relazione, rarissimi saggi del Maestro al di fuori dell’orbita del dramma.

A questo punto lo scandalo esplose all’improvviso. Minna mostrò ad Otto Wesendonck le lettere del marito a Matilde, a cui seguirono interminabili scenate di gelosia. Otto fu conciliante ma Wagner dovette lasciare "l’asilo". Riparò quindi a Venezia, dove trascorse sette mesi di assoluto isolamento. Alloggiò all’albergo Danieli e a palazzo Giustiniani, dove portò avanti la stesura del Tristano.

Protetto dal passaporto svizzero che le autorità austriache rispettarono seriamente (contro i tentativi dei ministri di Sassonia di espellerlo dall’Italia), Wagner rimase a Venezia fino al marzo del ’59, "lontano dalla polvere delle strade e dallo spettacolo dei cavalli maltrattati". Raggiunse quindi Milano, poi Lucerna, dove portò a termine Tristano. A corto di denaro, propose a Otto Wesendonck l’acquisto dei diritti dell’Anello del Nibelungo, che l’industriale accettò per la favolosa somma di 24.000 franchi (6.000 per ciascuno dei quattro drammi): Wagner intendeva utilizzarli per tentare la sua ennesima illusione: la conquista dell’Opéra di Parigi.

Per la seconda volta, Wagner tentò la fortuna nella città che odiava, simbolo di un’arte "viziata e corrotta" ma indispensabile per aggiudicarsi la vittoria sul mondo. Nel 1860, senza troppa fortuna, vi aveva già portato l’Olandese volante in forma di concerto (modificato con l’aggiunta del tema finale della Redenzione), mentre l’anno seguente vi portò il Tannhäuser, pure modificato e memore delle innovazioni stilistiche post-tristaniane. Di tutti i suoi drammi, Tannhäuser gli sembrò il più appropriato a sostenere quest’atto di prostituzione che identificava il successo artistico col successo finanziario.

 
Il denaro di Wesendonck, infatti, era già svanito nel pagamento anticipato di tre anni di pigione in un appartamento di lusso vicino all’Arco di Trionfo. Minna lo raggiunse poco dopo, ancora una volta, momentaneamente riappacificata: sala da pranzo in comune, camere da letto separate. Da parte sua, Napoleone III concesse le rappresentazioni pensando ad un evento artistico come un altro. Ma quel che in realtà avvenne superò qualsiasi immaginazione. Chi era questo genio esuberante, invasato e senza scrupoli, che osava stravolgere il gusto francese per la musica tutta arie e balletti, sostituendola con una concezione assolutamente nuova? Mentre il direttore dirigeva l’orchestra secondo la sua interpretazione, Wagner batteva un altro tempo con le mani e coi piedi, facendo un gran fracasso e abbandonandosi a violenti alterchi con gli orchestrali, esprimendosi oltretutto in un pessimo francese. In particolare, il divieto di introdurre il tradizionale balletto nel secondo atto – previsto dalla moda del teatro parigino – colpì l’orgoglio dei membri del Jockey Club, che usavano appunto presentarsi in platea non prima del second’atto.

 
Insomma, mai musica e mai autore furono più impopolari di Wagner e del Tannhäuser, la sera del 13 marzo 1861. Urla, fischi e risate condannarono l’esecuzione di un capolavoro che era costato la bellezza di 164 prove! Wagner ritirò l’opera dopo la terza recita, ma il tumulto lo rese celebre. Charles Baudelaire gli manifestò tutta la sua ammirazione, mentre la critica giornalistica non parlava d’altro.

 
Wagner lasciò Parigi il 15 aprile. Un festino d’addio, in un caffè di rue Laffitte – presenti Baudelaire e Gustave Doré – salutò la partenza. Avanti a sé: un futuro sempre più incerto. Il mandato d’arresto che gli imponeva l’esilio dalla Germania era stato revocato, ma non sapeva dove andare. Come dice Aldo Oberdorfer nella sua eccellente biografia, si trattava di una "pezzenteria grandiosa, d’un accattonaggio magnifico che abitava nei palazzi e negli alberghi di lusso." Questo Wagner ormai cinquantenne, senza fissa dimora, agitato da eccessi di entusiasmo e crisi di depressione, osteggiato ma anche vezzeggiato da nobildonne sedotte dalla sua musica, ricominciò a chiedere prestiti a destra e a sinistra.

 
Questa situazione fu interrotta da Hans von Bülow, che riuscì ad accordarsi per la prima rappresentazione del Tristano, a Vienna. Dopo incertezze di vario genere, Wagner partì in treno per l’Austria, e durante il viaggio abbozzò l’ouverture dei Maestri Cantori di Norimberga, la grande commedia di cui aveva già scritto il testo. Ma le recite del Tristano incontrarono difficoltà enormi. L’opera fu ritenuta indecifrabile, difficile, astrusa, e le prove vennero ben presto sospese. Wagner si stabilì momentaneamente a Biebrich sul Reno, quindi a Magonza, dove era necessaria una visita all’editore Schott. Ma questi era un uomo d’affari e non ritenne sufficiente la vaga promessa di completare i Maestri Cantori entro breve tempo. Wagner gli cedette allora i diritti dei Wesendonk-lieder, ovvero, la profanazione della sua vita privata sull’altare della sopravvivenza. A Matilde scriveva lettere blande, gli ultimi strascichi di un amore ormai passato, mentre con Minna – rientrata definitivamente a Dresda – il ciclo era già concluso.
 

Di certo, le due donne avevano giocato un ruolo importante nella sua arte: Minna aveva impersonato Fricka, che nella Walkyria rimprovera a Wotan la sua irresponsabilità e la dura realtà del mondo. Matilde era stata la sua Isotta. Adesso, la nuova amica Matilde Maier gli appariva sotto le banali sembianze di "una libera unione che escludesse gli obblighi della convivenza" (la strada più comoda che era sempre solito ricercare), e non influì per nulla sulla sua attività creativa. Anzi, la composizione dei Maestri Cantori era ferma del tutto. Il cane Leo l’aveva morso alla mano destra e per alcuni mesi non gli fu possibile scrivere una sola nota. Riprese allora la peregrinazione dei concerti, che culminarono con la fortunata tournée russa di Mosca e di Pietroburgo, ai primi del’63.
 
Col denaro finalmente guadagnato poté stabilirsi a Vienna, la città che in quel momento gli sembrava meno ostile: gli organetti per le strade suonavano i motivi del Tannhäuser e l’insegna di un negozio aveva la scritta "Al Lohengrin". Ma i 7000 talleri furono ingoiati nell’arredo principesco della nuova casa, firmando cambiali ancor prima di sapere se i russi gli avrebbero accordato una seconda tournée (che non vi fu): sete, velluti, tappeti, tendaggi, ghirlande e barocchismi che forse tentavano di riempire un senso di vuoto sempre più profondo. In questa casa ebbe luogo la fastosa festa di Natale del 1863, organizzata per gli amici che l’avevano sostenuto tra doni e prestiti mai ripagati.

 
Era l’assurdo che preludeva al periodo più nero, dove non c’era più posto per alcuna attività creativa. In effetti, Wagner era stanco, inaridito di fronte ai tronconi della Tetralogia e dei Maestri Cantori che non aveva più ripreso. Era solo di fronte alla fuga degli amici, come un mago che aveva perduto i suoi poteri.

 
Non gli rimase che la fuga in Svizzera per evitare l’arresto per indebitamento. Per calmare i creditori, lo zio di Liszt – noto avvocato – vendette i mobili della casa di Vienna a sua insaputa, così che si ritrovò di colpo senza alloggio. Scrisse a Wesendonck sperando che lo accogliesse ancora a Zurigo, ma ricevette risposta negativa. Si presentò allora a casa di un amico di Marafield, disperato e senza essere atteso, ma poco dopo fu invitato a ripartire. Erano i primi mesi del 1864: Ludwig II era appena salito sul trono di Baviera. Di passaggio a Monaco Wagner osservò in un ritratto il volto del sovrano, mentre correva a Stoccarda per convincere il direttore d’orchestra Eckert a rappresentargli il Tristano.

 
Era il suo capolavoro che ammuffiva nel cassetto da 5 anni. Stavano dunque decidendo la questione quando, la sera del 3 maggio, il segretario del re di Baviera si presentò chiedendo di parlare con Wagner. Questi, credendosi ricercato dalla polizia, fece rispondere di non essere in casa. L’indomani mattina, il misterioso personaggio raggiunse il musicista in albergo, dove gli consegnò un anello e una foto del giovane re. Il miracolo era avvenuto: Ludwig, follemente innamorato, lo chiamava a Monaco presso di sé.

 
Sotto la protezione del sovrano, ebbe finalmente luogo la rappresentazione del Tristano (1865) e de I maestri cantori di Norimberga (1868, direttore Hans von Bülow), l’unica commedia composta da Wagner, in cui viene esaltato il significato della nuova arte tedesca. Costretto ad allontanarsi anche da Monaco, a seguito dell’antipatia dimostrata dai monacensi e dagli stessi cortigiani, Wagner si stabilì sul Lago di Lucerna, dove portò a termine l’immenso lavoro della Tetralogia e dove conobbe il filosofo Nietzsche. La sua seconda moglie fu Cosima Liszt, figlia del grande pianista, sposata nel 1870. Wagner la strappò dal matrimonio con Hans von Bülow, che da quel momento ruppe l’amicizia col compositore.



 

 
 
Da lei ebbe tre figli: Isolde (1865-1919), Eva (1867-1942, che sposò un filosofo precursore del Nazismo, Houston Stewart Chamberlain), e Siegfried (1869-1930). Ma re Ludwig non aveva troncato i rapporti col suo amico. Per anni finanziò con una cospicua rendita lo stile di vita dispendioso del compositore e supportò la realizzazione del Festival di Bayreuth, inaugurato con la prima rappresentazione de L’Anello delNibelungo nel 1876. Nonostante il successo artistico delle recite, fu ancora il Re che salvò il Festival dal fallimento.
 

Wagner si stabilì definitivamente a Bayreuth, godendo solo in tarda età del successo e della fama dalla sua nuova arte. Per problemi di salute soggiornò a lungo nel sud-Italia, in Sicilia a Palermo tra il novembre 1881 e il marzo 1882, e lungo la costa amalfitana, dove nel giardino di villa Rufolo, a Ravello, ebbe l’ispirazione per il Parsifal, il suo ultimo capolavoro, il quale causò la rottura dei rapporti con Nietzsche.

 
Nel 1882 la famiglia si trasferì a Venezia. Il 13 febbraio 1883 Wagner morì in seguito ad un attacco cardiaco. È sepolto a Bayreuth nel giardino della sua villa, Haus Wahnfried, non lontano dal teatro a lui dedicato.



L'anello del Nibelungo Prologo: L'oro del Reno (Das Rheingold )
 
 
L’Olandese volante
 
 
Die Feen (Le fate)
 
 
Rienzi
 
 
Tannhäuser
 
 

2016年6月7日星期二

Giuseppe Verdi

Giuseppe Verdi

 

Giuseppe Verdi - (Giuseppe Fortunino Francesco Verdi), uno dei massimi compositori italiani dell'Ottocento, autore di pagine musicali indimenticabili e di melodrammi molto amati che fanno parte stabilmente del repertorio operistico odierno, nacque da povera famiglia a Roncole di Busseto (ora Roncole Verdi), dell'allora Stato di Parma governato dalla Francia, il 10 Ottobre 1813.
 
 Dotato di una precoce inclinazione musicale, ebbe come primo maestro l' organista del paese, Don Pietro Baistrocchi, Verdi, da ragazzo, si esercitava su una vecchia spinetta ed aiutava i genitori nella bottega, una modesta osteria di paese.
 

 A dodici anni si recò a Busseto per aiutare negli affari il suo futuro protettore Barezzi, ed a Busseto frequentò il ginnasio, studiò musica con il maestro Ferdinando Provesi, direttore della Società Filarmonica e latino con il canonico Seletti.
 
 Fu in seguito a Milano con una borsa di studio del Monte di Pietà e con un sussidio del Barezzi.
 
 Nel 1828, a 15 anni, compose una sinfonia ispirata a “Il Barbiere di Siviglia” di Rossini, a diciannove anni tentò di entrare in Conservatorio, ma non vi fu ammesso perché non aveva più l’età adatta e decise di proseguire privatamente gli studi con il maestro al cembalo della Scala Vincenzo Lavigna, che era anche professore di solfeggio del Conservatorio.
Giuseppe Verdi ritratto
 Tornato a Busseto, venne nominato maestro di musica del Comune e Direttore della Banda.


 
 Nel 1835 sposò la figlia del suo protettore Margherita Barezzi, da cui ebbe due figli e si trasferì a Milano dove, ottenuto nel 1838, un contratto con la casa di edizioni musicali Ricordi, Verdi esordì come compositore di opere.
 
 La sua prima opera "Oberto Conte di San Bonifacio", commissionata dall’impresario del Teatro La Scala di Milano Bartolomeo Merelli, andò in scena con successo il 17 novembre del 1839, ma la seconda opera "Un giorno di regno", a soggetto comico, rappresentata il 5 settembre dell‘anno dopo, cadde rovinosamente, fu duramente fischiata e non ebbe neppure una replica, aggiungendo così sconforto a Verdì già provato per la scomparsa della moglie e dei due figli.
 
Giuseppe Verdi biografia
 Ma si era solo agli inizi della instancabile e prodigiosa attività di Verdi che proseguì di successo in successo con “Nabucodonosor” (o Nabucco) rappresentata il 9 Marzo del 1842, seguita da “I Lombardi alla Prima Crociata“, andata in scena sempre alla Scala l'11 febbraio 1843, “Ernani” (Teatro La Fenice di Venezia, 9 marzo 1844), “I due Foscari” (Teatro Argentina di Roma, 3 novembre 1844),“Giovanna d'Arco” (Teatro alla Scala di Milano, 15 febbraio 1845), “Alzira” (Teatro San Carlo di Napoli, 12 agosto 1845), “Attila” (Teatro La Fenice di Venezia, 17 marzo 1846), “Macbeth” (Teatro della Pergola, 14 marzo 1847), “I Masnadieri“ (Teatro Her Majesty di Londra, 22 luglio 1847), “Il corsaro” (Teatro Grande di Trieste, 25 ottobre 1848), “La battaglia di Legnano” (Teatro Argentina di Roma, 27 gennaio 1849), “Luisa Miller” (Teatro San Carlo di Napoli, 8 dicembre 1849), “Stiffelio“, rappresentato al Teatro Grande di Trieste il 16 novembre 1850.
 
 Verdi aveva trentasette anni e le sue opere erano ormai rappresentate nei teatri di tutta Europa, aveva affrontato anche l'esperienza del Grand Opéra parigino mettendo in scena “I Lombardi” sotto la nuova veste di “Jerusalem“.


 
Nella primavera del 1851 Verdi si trasferì insieme alla sua nuova compagna, Giuseppina Strepponi (che viveva con lui dal 1849 e che sposerà nel 1859), in una tenuta nel Piacentino a Sant'Agata, una frazione di Villanova sull'Arda (Piacenza), poco lontano da Busseto, dove si dedicò con passione all'agricoltura, coltivò il suo interesse per l'arte, la poesia, l'economia e la politica, fu anche eletto consigliere nella giunta della provincia di Piacenza e continuò a comporre opere che ebbero ancor più successo delle precedenti, come: “Rigoletto” (Teatro La Fenice di Venezia, 11 marzo 1851), “Il Trovatore” (Teatro Apollo di Roma, 19 gennaio 1853), “La Traviata” (Teatro La Fenice, 6 marzo 1853), “I Vespri Siciliani” (Teatro de l'Operà di Parigi, 13 giugno 1855), Simon Boccanegra” (Teatro La Fenice, 12 marzo 1857), “Un ballo in maschera” (Teatro Apollo di Roma, 17 febbraio 1859).
 
 In quegli anni Verdi si dedicò anche alla politica : dal 1861 al 1865 fu deputato del primo Parlamento del Regno d’Italia, di questa esperienza ci resta l’”Inno delle Nazioni“, composto per l'Esposizione Universale di Londra nel 1862.
 
Otello - scena aperturaDopo la rappresentazione de “La forza del destino” al Teatro Imperiale di Pietroburgo, il 10 novembre 1862, Verdi rallentò il ritmo della sua produzione e compose ancora “Don Carlos” (Teatro de l'Operà di Parigi, 11 marzo 1867), “Aida” (Teatro dell'Opera del Cairo, 24 dicembre 1871), commissionata per l'inaugurazione del canale di Suez e l'unica composizione di genere cameristico il “Quartetto in mi minore per archi” nel 1873.
 
  Nel 1874, sebbene Verdi si fosse ormai allontanato (deluso) dalla politica venne nominato Senatore, scrisse una “Messa di Requiem” per la morte di Alessandro Manzoni, rappresentata nella Chiesa di San Marco a Milano il 22 maggio e, negli anni seguenti, le ultime opere “Otello” (5 febbraio 1887) e “Falstaff “(9 febbraio 1893) che furono rappresentate a Milano, dove si era trasferito, dove compose quattro pezzi di musica sacra “Ave Maria”, “Laudi alla Vergine”, “Te Deum” ed il “Pater noster”, e dove il 16 Dicembre 1899 istituì l'“Opera Pia Casa di Riposo per i Musicisti“ volendo generosamente assicurare una vita decorosa a coloro che si erano dedicati all' Arte Musicale e che si trovavano in condizioni precarie.
 
 Giuseppe Verdi morì a Milano, nel compianto dei suoi tanti ammiratori, il 27 gennaio 1901 ed è sepolto nella Casa di Riposo dei Musicisti di Milano da lui fondata.
 


Opere liriche

 
  • Oberto, Conte di San Bonifacio (Teatro alla Scala di Milano, 17 novembre 1839) - Dramma in due atti di Temistocle Solera
  • Un giorno di regno (Teatro alla Scala di Milano, 5 settembre 1840) - Melodramma giocoso in due atti di Felice Romani
  • Nabucco (Teatro alla Scala di Milano 9 marzo 1842) - Dramma lirico in quattro parti di Temistocle Solera
  • I Lombardi alla prima crociata (Teatro alla Scala di Milano, 11 febbraio 1843) - Dramma lirico in quattro atti di Temistocle Solera
  • Ernani (Teatro La Fenice di Venezia, 9 marzo 1844) - Dramma lirico in quattro parti di Francesco Maria Piave
  • I due Foscari (Teatro Argentina di Roma, 3 novembre 1844) - Tragedia lirica in tre atti di Francesco Maria Piave
  • Giovanna d'Arco (Teatro alla Scala di Milano, 15 febbraio 1845) - Dramma lirico in un prologo e tre atti di Temistocle Solera
  • Alzira (Teatro San Carlo di Napoli, 12 agosto 1845) - Tragedia lirica in un prologo e due atti di Salvadore Cammarano
  • Attila (Teatro La Fenice di Venezia, 17 marzo 1846) - Dramma lirico in un prologo e tre atti di Temistocle Solera
  • Macbeth (Teatro La Pergola) di Firenze, 14 marzo 1847 - Melodramma in quattro atti di Francesco Maria Piave
 
 
  • I masnadieri (Her Majesty's Theatre di Londra, 22 luglio 1847) - Melodramma tragico in quattro parti di Andrea Maffei
  • Jérusalem (Teatro de l'Opéra di Parigi, 26 novembre 1847) - Opera in quattro atti di Alphonse Royer e Gustave Vaëz, rifacimento de I Lombardi alla prima crociata
  • Il corsaro (Teatro Grande di Trieste, 25 ottobre 1848) - Melodramma in tre atti di Francesco Maria Piave
  • La battaglia di Legnano (Teatro Argentina di Roma, 27 gennaio 1849) - Tragedia lirica in quattro atti di Salvadore Cammarano
  • Luisa Miller (Teatro San Carlo di Napoli, 8 dicembre 1849) - Melodramma tragico in tre atti di Salvadore Cammarano
  • Stiffelio (Teatro Grande di Trieste, 16 novembre 1850) - Melodramma in tre atti di Francesco Maria Piave
  • Rigoletto (Teatro La Fenice di Venezia, 11 marzo 1851) - Melodramma in tre atti di Francesco Maria Piave
 
  • Il trovatore (Teatro Apollo di Roma, 19 gennaio 1853) - Dramma in quattro parti di Salvadore Cammarano, con aggiunte di Leone Emanuele Bardare
  • La traviata (Teatro La Fenice, 6 marzo 1853) - Melodramma in tre atti di Francesco Maria Piave
 
  • Les vêpres siciliennes (Teatro dell'Opéra di Parigi, 13 giugno 1855) - Dramma in cinque atti di Eugène Scribe e Charles Duveyrier
  • Simon Boccanegra (Teatro La Fenice, 12 marzo 1857) - Melodramma in un prologo e tre atti di Francesco Maria Piave; seconda versione, su libretto rivisto e ampliato da Arrigo Boito (Teatro alla Scala di Milano, 24 marzo 1881)
  • Aroldo (Teatro Nuovo di Rimini, 16 agosto 1857) - Melodramma in quattro atti di Francesco Maria Piave, rifacimento di Stiffelio
  • Un ballo in maschera (Teatro Apollo di Roma, 17 febbraio 1859) - Melodramma in tre atti di Antonio Somma
  • La forza del destino (Teatro Imperiale di San Pietroburgo, 10 novembre 1862) - Opera in quattro atti di Francesco Maria Piave
  • Don Carlos (Teatro de l'Opéra di Parigi, 11 marzo 1867) - Opera in cinque atti di Joseph Méry e Camille du Locle
  • Aida (Teatro khediviale dell'Opera del Cairo, 24 dicembre 1871) - Opera in quattro atti di Antonio Ghislanzoni
 
 
  • Otello (Teatro alla Scala di Milano, 5 febbraio 1887) - Dramma lirico in quattro atti di Arrigo Boito
 
 
  • Falstaff (Teatro alla Scala di Milano, 9 febbraio 1893) - Commedia lirica in tre atti di Arrigo Boito