Wilhelm Richard Wagner (/'vɪlhɛlm 'ʀixaʀt
'vagnɐ/; Lipsia, 22 maggio 1813 – Venezia, 13 febbraio 1883) è stato un
compositore, poeta, librettista, regista teatrale, direttore d'orchestra e
saggista tedesco. Wagner nacque a Lipsia, nono figlio del giurista e attore
dilettante Carl Friedrich Wagner (1770-1813) e di Johanna Rosine Wagner, nata
Pätz (1774-1848). Sei mesi dopo la sua nascita, suo padre morì di tifo. La
madre sposò allora l’attore e poeta Ludwig Geyer, che si era occupato della
famiglia dopo la morte del
padre. Dopo la morte del
padre, anche se tristemente, la famiglia si trasferì a Dresda. Nel 1828 Wagner tornò a Lipsia dove
completò gli studi; non si distinse tuttavia per una particolare dedizione allo
studio. Il giovane Richard aveva un temperamento esuberante e sentiva ardere
dentro di sé lo "spirito" della rivoluzione. A 16 anni assistette ad
una rappresentazione del
Fidelio di Beethovene da quel momento decise di diventare musicista. Compose i
primi lavori giovanili, le prime sonate, un quartetto d’archi e un tentativo
mai completato di opera:Le nozze. Dal 1831 studiò musica all’università di
Lipsia e prese lezioni di composizione presso Christian Theodor Weinlig
(direttore di un importante corodi Lipsia, il
Thomanerchor), al quale dedicò la sua prima composizione, una sonata per
pianoforte in si bemolle maggiore (Klaviersonate in B-Dur).
Nel 1833 cominciò a comporre Die Feen (Le
fate), strettamente legata alla tradizione musicale tedesca ma di gran lunga
superiore alle due opere successive: il Divieto d’amare ed il Rienzi. Svolgendo
l’attività di direttore musicale del
piccolo teatro di Magdeburgo conobbe la mediocre cantante Minna Planer, che
sposò nel 1836. Dal 1837 divenne direttore musicale a Königsberg (l’attuale Kaliningrad). Poco dopo
il teatro fu costretto a chiudere per eccesso di indebitamento. Wagner venne
licenziato ma riuscì ad ottenere un posto di direttore a Riga. Qui cominciò a comporreRienzi.
Nel 1839 perse il posto anche a Riga. Per sfuggire ai
creditori fuggì in modo rocambolesco varcando di nascosto il confine fra Russia e Prussia
e si imbarcò con Minna su un piccolo veliero alla volta
di Londra. Il viaggio burrascoso gli diede l’ispirazione per comporre L’olandesevolante, che rappresenta il primo capolavoro autenticamente wagneriano, sebbene
ancora compreso nel periodo giovanile che si protrarrà fino al Lohengrin.
L'olandese volante (Der Fliegende Holländer) (1840-1841, Prima: 2 gennaio 1843 Dresda. Rielaborato nel 1852 (Zurigo) e nel 1864 (Monaco)) (Prima italiana: 14 novembre 1877 Bologna) overture pdf Trascorse gli anni dal ’39 al ’42 in
condizioni di assoluta povertà a Parigi. Per sopravvivere dovette rassegnarsi a
impegnare le fedi matrimoniali al Monte di pietà e scrivere delle trascrizioni
di pezzi per banda, portando a termine Rienzi e continuando nel contempo la
stesura de L’olandese volante. È di questi anni l’incontro con LudwigFeuerbach, la sua filosofia dell’ateismo e le teorie socialiste di
Pierre-Joseph Proudhon, che influenzarono le prime versioni della Tetralogia
(L’Anello del Nibelungo). Tuttavia, lo stile Grand-Opera francese del Rienzi
riscosse un grande successo che gli permise di ottenere il posto di direttore
d’orchestra dell’Opera di Dresda, avvenimento che per la moglie Minna
costituiva l’inizio di una brillante carriera. Fiducioso che questa posizione
avrebbe favorito il rapporto del pubblico nei confronti della sua nuova arte, Wagner
si aspettava un altro trionfo con L’Olandese volante, rappresentato a Dresda il
2 gennaio 1843; ma lo strano impianto del dramma, che aboliva i pezzi a forma
chiusa e tratteggiava i personaggi con una sensualità profonda fino ad allora
sconosciuta, disorientò il pubblico del teatro.
Un esito ancor più tiepido riscosse la
prima del Tannhäuser (Dresda 1845), scritto – a detta dell’autore – in uno
stato di eccitazione febbrile. In realtà, il giovane Wagner si sentiva
prigioniero di un mondo che odiava, specchio di un’arte legata al conformismo
dell’epoca, nonostante il compenso annuo di 1500 talleri che facevano la gioia
di Minna e della sua pacifica vita borghese. Questa situazione, unita alla
freddezza del
pubblico nei riguardi dei suoi lavori, lo portarono alla creazione di
Lohengrin, personaggio in cui Wagner rivide se stesso nel vano desiderio di
essere accettato, in un momento di debolezza della sua vita di uomo e di
artista. Nacquero intanto le sue grandi amicizie: Franz Liszt, già conosciuto
in un albergo di Berlino nel ’42, e Hans von Bülow, il futuro direttore
d’orchestra, entrambi ferventi ammiratori della sua musica.
Tannhäuser libretto pdf I sei anni che separarono la composizione
delLohengrin(terminato nel ’47) e l’inizio de L’oro del Reno furono radicali
per il processo di evoluzione stilistica del
compositore. Questo periodo di inattività musicale fu segnato dalla stesura di
numerosi libri teorici, in cui Wagner spiegò la sua nuova concezione artistica
e politica del
mondo: Opera e dramma, Opera d’arte dell’avvenire, L’arte e la rivoluzione.
L’opera d’arte fu vista come una sorta di
sublimazione di un mondo affrancato dall’ipocrisia e dal potere del ricco sul povero. Si
trattava di una teoria positivistica ancora precaria, pre-schopenhaueriana, ma
affine allo spirito della rivoluzione che in quel periodo ardeva un po’ in
tutta Europa. E proprio la rivoluzione del
1849 vide Wagner impegnato a erigere barricate al fianco di Bakunin. Ovviamente
perse il posto di direttore a Dresda con grande disappunto di Minna. Il 3
maggio Wagner accompagnò la moglie a Chemnitz, lontana dalla guerra, per
tornare a Dresda con Bakunin e Hubner, membro del governo provvisorio. Ma quando i due
vennero arrestati dalla polizia reale, Wagner decise di lasciare la Sassonia
per evitare guai (il mandato d’arresto lo raggiunge il 16 maggio) e riparò
precipitosamente a Weimar
sotto la protezione di Franz Liszt.
Gli donò quindi 300 franchi per il viaggio
che lo avrebbe condotto in esilio a Zurigo e a Parigi. Minna gli scrisse che
sarebbe tornata da lui solo quando sarebbe stato in grado di mantenerla con un
lavoro sicuro, sebbene continuassero a vedersi e a scriversi di frequente. Del resto, cominciarono a manifestarsi le prime simpatie
femminili che costelleranno per sempre la vita dell’artista, facilmente preda
di fugaci relazioni amorose: la signora Ritter gli mandò 500 talleri e una
pensione annuale che gli assicurò momentaneamente la vita, e madame Laussot
(Jessie) – innamorata della sua arte – lo invitò a Bordeaux presso di lei. Rattristato dalla
notizia della condanna a morte di Bakunin, Wagner meditò un favoloso viaggio in
Medio Oriente, "lontano da questa ristretta esistenza di libri" (Mein
Leben). La giovane Jessie avrebbe voluto seguirlo ma, dopo una serie ripetuta
di visite culminate con le proteste di Minna e del
marito di Jessie, la polizia lo allontanò anche da Bordeaux. A salvarlo ci pensò ancora Liszt,
che aveva appena diretto con successo la prima assoluta del Lohengrin a Weimar (1850). La notizia
dell’evento richiamò l’attenzione e la fiducia di Wagner che, stabilitosi a
Zurigo con Minna, da questo momento si dedicherà incessantemente alla
composizione della Tetralogia.
L'anello del Nibelungo (Der Ring des Nibelungen), in quattro parti:
Prologo: L'oro del Reno (Das Rheingold) (1851-1854, Prima: 22 settembre 1869 Monaco)
Secondo giorno: Sigfrido (Siegfried) (1851-1871, Prima: 16 agosto 1876 Bayreuth)
Terzo giorno: Il crepuscolo degli dei (Götterdämmerung) (1848-1874, Prima: 17 agosto 1876 Bayreuth) (Prima italiana della Tetralogia: 14-18 aprile 1883 Venezia)
A Zurigo incominciò una vita relativamente
stabile per Wagner, appoggiato dagli amici di Bakunin – molti dei quali esuli
in Svizzera – e dalla celebrità che gli derivava dall’esecuzione delle sue
musiche. Per quanto osteggiato, infatti, il genio del musicista sembrava ormai indiscutibile.
Grazie a Liszt, il Tannhäuser venne rappresentato in molti teatri tedeschi,
mentre l’Olandese venne diretto a Zurigo dall’autore stesso. Nel 1852, dopo il
primo viaggio in Italia che lo portò sulle rive del Lago Maggiore, Wagner terminò il testo
dell’Anello del Nibelungo. E proprio in Italia trovò ispirazione per il
preludio musicale dell’Oro delReno– prologo della Tetralogia – poco dopo lo sbarco
dalla nave che lo portò da Genova a La
Spezia.
Appassionato anche di montagna (la quale
ricorre spesso – insieme al mare – nell’ambientazione dei suoi drammi),
intraprese avventurose passeggiate a piedi sui monti della Svizzera centrale.
Tuttavia, accanto al tema della natura, l’evento che segnò una svolta nella sua
vita fu l’incontro con la filosofia di Schopenhauer, che ebbe l’effetto di
modificare i passati ideali della rivoluzione. LeggendoIl
mondo come volontà e rappresentazione, Wagner trovò la conferma di ciò ch’egli
stesso andava lentamente maturando. Le significative frasi finali dell’Anello
del Nibelungo furono più volte modificate e improntate su queste nuove teorie,
che tratteggiavano già i drammi di Parsifal e di Tristano. Tristano, per la cui
concezione fu fondamentale un altro evento di assoluta importanza nella vita del compositore:
l’amicizia con la famiglia Wesendonck. Otto Wesendonck era socio in affari di
un’industria tessile di New York
e conobbe il musicista durante un concerto di musiche di Beethoven. Sua moglie
Matilde, poetessa dilettante, sembrava fatta apposta per condividere il genio
dell’artista. Del
resto, erano anni di fervente attività creativa.
Entro il ’56, Oro del Reno e Walkyria furono
terminati. Sigfrido seguì d’appresso, così che l’immenso lavoro della
Tetralogia sembrò quasi concluso. S’interruppe però a metà del secondo atto del Sigfrido, quando i
rapporti tra Richard e Matilde divennero sempre più intimi. Otto aveva infatti
affittato all’amico un’ala della sua villa di Zurigo, il
cosiddetto "asilo", un’oasi di pace dove vivere in tutta
tranquillità. Richard vi si stabilì con Minna, i cani e i pappagalli. La moglie
non tardò ad accorgersi di questo nuovo amore che cresceva mese dopo mese, una
passione travolgente che interruppe la stesura dell’Anello per intraprendere
Tristano. A Matilde si devono inoltre le cinque poesie dei Wesendonck-lieder,
che Wagner musicò nell’intimità della loro relazione, rarissimi saggi del
Maestro al di fuori dell’orbita del
dramma.
A questo punto lo scandalo esplose
all’improvviso. Minna mostrò ad Otto Wesendonck le lettere del marito a Matilde, a cui seguirono
interminabili scenate di gelosia. Otto fu conciliante ma Wagner dovette
lasciare "l’asilo". Riparò quindi a Venezia, dove trascorse sette
mesi di assoluto isolamento. Alloggiò all’albergo Danieli e a palazzo
Giustiniani, dove portò avanti la stesura del Tristano.
Protetto dal passaporto svizzero che le
autorità austriache rispettarono seriamente (contro i tentativi dei ministri di
Sassonia di espellerlo dall’Italia), Wagner rimase a Venezia fino al marzo del ’59, "lontano
dalla polvere delle strade e dallo spettacolo dei cavalli maltrattati".
Raggiunse quindi Milano, poi Lucerna, dove portò a termine Tristano. A corto di
denaro, propose a Otto Wesendonck l’acquisto dei diritti dell’Anello del
Nibelungo, che l’industriale accettò per la favolosa somma di 24.000 franchi
(6.000 per ciascuno dei quattro drammi): Wagner intendeva utilizzarli per
tentare la sua ennesima illusione: la conquista dell’Opéra di Parigi.
Per la seconda volta, Wagner tentò la
fortuna nella città che odiava, simbolo di un’arte "viziata e
corrotta" ma indispensabile per aggiudicarsi la vittoria sul mondo. Nel 1860, senza troppa fortuna,
vi aveva già portato l’Olandese volante in forma di concerto (modificato con
l’aggiunta del
tema finale della Redenzione), mentre l’anno seguente vi portò il Tannhäuser,
pure modificato e memore delle innovazioni stilistiche post-tristaniane. Di tutti
i suoi drammi, Tannhäuser gli sembrò il più appropriato a sostenere quest’atto
di prostituzione che identificava il successo artistico col successo
finanziario.
Il denaro di Wesendonck, infatti, era già
svanito nel pagamento anticipato di tre anni di pigione in un appartamento di
lusso vicino all’Arco di Trionfo. Minna lo raggiunse poco dopo, ancora una volta, momentaneamente riappacificata: sala da pranzo in
comune, camere da letto separate. Da parte sua, Napoleone III concesse le
rappresentazioni pensando ad un evento artistico come un altro. Ma quel che in
realtà avvenne superò qualsiasi immaginazione. Chi era questo genio esuberante,
invasato e senza scrupoli, che osava stravolgere il gusto francese per la
musica tutta arie e balletti, sostituendola con una concezione assolutamente
nuova? Mentre il direttore dirigeva l’orchestra secondo la sua interpretazione,
Wagner batteva un altro tempo con le mani e coi piedi, facendo un gran fracasso
e abbandonandosi a violenti alterchi con gli orchestrali, esprimendosi
oltretutto in un pessimo francese. In particolare, il divieto di introdurre il
tradizionale balletto nel secondo atto – previsto dalla moda del
teatro parigino – colpì l’orgoglio dei membri del
Jockey Club, che usavano appunto presentarsi in platea non prima del second’atto.
Insomma, mai musica e mai autore furono più
impopolari di Wagner e del Tannhäuser, la sera del 13 marzo 1861. Urla, fischi e risate
condannarono l’esecuzione di un capolavoro che era costato la bellezza di 164
prove! Wagner ritirò l’opera dopo la terza recita, ma il tumulto lo rese
celebre. Charles Baudelaire gli manifestò tutta la sua ammirazione, mentre la
critica giornalistica non parlava d’altro.
Wagner lasciò Parigi il 15 aprile. Un
festino d’addio, in un caffè di rue Laffitte – presenti Baudelaire e Gustave
Doré – salutò la partenza. Avanti a sé: un futuro sempre più incerto. Il
mandato d’arresto che gli imponeva l’esilio dalla Germania
era stato revocato, ma non sapeva dove andare. Come dice Aldo Oberdorfer nella
sua eccellente biografia, si trattava di una "pezzenteria grandiosa, d’un
accattonaggio magnifico che abitava nei palazzi e negli alberghi di
lusso." Questo Wagner ormai cinquantenne, senza fissa dimora, agitato da
eccessi di entusiasmo e crisi di depressione, osteggiato ma anche vezzeggiato
da nobildonne sedotte dalla sua musica, ricominciò a chiedere prestiti a destra
e a sinistra.
Questa situazione fu interrotta da Hans von
Bülow, che riuscì ad accordarsi per la prima rappresentazione del Tristano, a Vienna. Dopo incertezze
di vario genere, Wagner partì in treno per l’Austria, e durante il viaggio
abbozzò l’ouverture dei Maestri Cantori di Norimberga, la grande commedia di
cui aveva già scritto il testo. Ma le recite del Tristano incontrarono
difficoltà enormi. L’opera fu ritenuta indecifrabile, difficile, astrusa, e le
prove vennero ben presto sospese. Wagner si stabilì momentaneamente a Biebrich
sul Reno,
quindi a Magonza, dove era necessaria una visita all’editore Schott. Ma questi
era un uomo d’affari e non ritenne sufficiente la vaga promessa di completare i
Maestri Cantori entro breve tempo. Wagner gli cedette allora i diritti dei
Wesendonk-lieder, ovvero, la profanazione della sua vita privata sull’altare
della sopravvivenza. A Matilde scriveva lettere blande, gli ultimi strascichi
di un amore ormai passato, mentre con Minna – rientrata definitivamente a
Dresda – il ciclo era già concluso.
Di certo, le due donne avevano giocato un
ruolo importante nella sua arte: Minna aveva impersonato Fricka, che nella
Walkyria rimprovera a Wotan la sua irresponsabilità e la dura realtà del mondo. Matilde era
stata la sua Isotta. Adesso, la nuova amica Matilde Maier gli appariva sotto le
banali sembianze di "una libera unione che escludesse gli obblighi della
convivenza" (la strada più comoda che era sempre solito ricercare), e non
influì per nulla sulla sua attività creativa. Anzi, la composizione dei Maestri
Cantori era ferma del
tutto. Il cane Leo l’aveva morso alla mano destra e per alcuni mesi non gli fu
possibile scrivere una sola nota. Riprese allora la peregrinazione dei
concerti, che culminarono con la fortunata tournée russa di Mosca e di
Pietroburgo, ai primi del’63.
Col denaro finalmente guadagnato poté stabilirsi a Vienna, la città che in quel momento gli
sembrava meno ostile: gli organetti per le strade suonavano i motivi del
Tannhäuser e l’insegna di un negozio aveva la scritta "Al Lohengrin".
Ma i 7000 talleri furono ingoiati nell’arredo principesco della nuova casa,
firmando cambiali ancor prima di sapere se i russi gli avrebbero accordato una
seconda tournée (che non vi fu): sete, velluti, tappeti, tendaggi, ghirlande e
barocchismi che forse tentavano di riempire un senso di vuoto sempre più
profondo. In questa casa ebbe luogo la fastosa festa di Natale del 1863,
organizzata per gli amici che l’avevano sostenuto tra doni e prestiti mai
ripagati.
Era l’assurdo che preludeva al periodo più
nero, dove non c’era più posto per alcuna attività creativa. In effetti, Wagner
era stanco, inaridito di fronte ai tronconi della Tetralogia e dei Maestri
Cantori che non aveva più ripreso. Era solo di fronte alla fuga degli amici,
come un mago che aveva perduto i suoi poteri.
Non gli rimase che la fuga in Svizzera per
evitare l’arresto per indebitamento. Per calmare i creditori, lo zio di Liszt –
noto avvocato – vendette i mobili della casa di Vienna a sua insaputa, così che si ritrovò di
colpo senza alloggio. Scrisse a Wesendonck sperando che lo accogliesse ancora a
Zurigo, ma ricevette risposta negativa. Si presentò allora a casa di un amico
di Marafield, disperato e senza essere atteso, ma poco dopo fu invitato a
ripartire. Erano i primi mesi del
1864: Ludwig II era appena salito sul trono di Baviera. Di passaggio a Monaco
Wagner osservò in un ritratto il volto del
sovrano, mentre correva a Stoccarda per convincere il direttore d’orchestra
Eckert a rappresentargli il Tristano.
Era il suo capolavoro che ammuffiva nel
cassetto da 5 anni. Stavano dunque decidendo la questione quando, la sera del 3 maggio, il segretario del re di Baviera si presentò chiedendo di
parlare con Wagner. Questi, credendosi ricercato dalla polizia, fece rispondere
di non essere in casa. L’indomani mattina, il misterioso personaggio raggiunse
il musicista in albergo, dove gli consegnò un anello e una foto del giovane re. Il
miracolo era avvenuto: Ludwig, follemente innamorato, lo chiamava a Monaco presso
di sé.
Sotto la protezione del sovrano, ebbe finalmente luogo la
rappresentazione del Tristano (1865) e de I maestri cantori di Norimberga
(1868, direttore Hans von Bülow), l’unica commedia composta da Wagner, in cui
viene esaltato il significato della nuova arte tedesca. Costretto ad
allontanarsi anche da Monaco, a seguito dell’antipatia dimostrata dai monacensi
e dagli stessi cortigiani, Wagner si stabilì sul Lago di Lucerna, dove portò a
termine l’immenso lavoro della Tetralogia e dove conobbe il filosofo Nietzsche.
La sua seconda moglie fu Cosima Liszt, figlia del grande pianista, sposata nel 1870.
Wagner la strappò dal matrimonio con Hans von Bülow, che da quel momento ruppe
l’amicizia col compositore.
Da lei ebbe tre figli: Isolde (1865-1919),
Eva (1867-1942, che sposò un filosofo precursore del Nazismo, Houston Stewart
Chamberlain), e Siegfried (1869-1930). Ma re Ludwig non aveva troncato i
rapporti col suo amico. Per anni finanziò con una cospicua rendita lo stile di
vita dispendioso del compositore e supportò la
realizzazione del
Festival di Bayreuth, inaugurato con la prima rappresentazione de L’Anello delNibelungo nel 1876. Nonostante il successo artistico delle recite, fu ancora il
Re che salvò il Festival dal fallimento.
Wagner si stabilì definitivamente a Bayreuth, godendo solo in tarda età del successo e della fama dalla sua nuova
arte. Per problemi di salute soggiornò a lungo nel sud-Italia, in Sicilia a
Palermo tra il novembre 1881 e il marzo 1882, e lungo la costa amalfitana, dove
nel giardino di villa Rufolo, a Ravello, ebbe l’ispirazione per il Parsifal, il
suo ultimo capolavoro, il quale causò la rottura dei rapporti con Nietzsche.
Nel 1882 la famiglia si trasferì a Venezia.
Il 13 febbraio 1883 Wagner morì in seguito ad un attacco cardiaco. È sepolto a Bayreuth nel giardino
della sua villa, Haus Wahnfried, non lontano dal teatro a lui dedicato.
L'anello del NibelungoPrologo: L'oro del Reno (Das Rheingold )
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